MICHELE LONGO

fotocopertina

sconfina

Michele Longo conduce un’indagine sullo spazio ideale in cui deve insediarsi l’arte stessa.

Egli predispone il luogo di accoglienza dell’ideale, fornisce le costruzioni, le traverse, gli spiazzi dell’utopia. Si costituiscono dei notturni di ascendenza metafisica, attraverso moduli costruttivi definiti e misteriosi. La rappresentazione conquista l’essenziale di un universo le cui terre sono tracciate con sapienza e i cieli delineati con intelligenza.

Longo rende continuo e concatenato l’ordine placido del quadro, disegna delle strutture temperate, si dedica al mistero dello scorcio, alle promesse insite nelle diagonali, all’individuazione del posto giusto dove potrebbe manifestarsi l’enigma, tramite quinte teatrali e fondali assoluti. Teatro è già lo spazio, senza bisogno di drammaturgia. Il dramma è eleggere un ambiente ideale, renderlo prediletto, architettarvi uno spazio emblematico, inscenare un’astrazione.

La pittura si coniuga con la sapienza coerente ed essenziale della costruzione stessa. Il tema è censurare il panorama e spaziare il dipinto, renderlo carico di aspettativa, affinché il luogo ideale della pittura coincida con l’ideale del quadro.